• Genere: Romanzo
  • Prezzo: € 19,90
  • Editore: Sperling
  • Pagine: 425
  • Formato: Cartonato con sovraccoperta

“La morte è un mistero e la sepoltura è un segreto”. Il dottor Louis Creed ha appena accettato l’incarico di direttore sanitario dell’Università del Maine, e con un certo entusiasmo: posizione di prestigio, magnifica villa di campagna dove Eileen e Gage, i suoi bambini, possono crescere tranquilli, vicini gentili e generosi in una cittadina idilliaca lontana dal caos metropolitano. Persino Winston Churchill, detto Church, il loro pigro e inseparabile gattone, sembra subito godere dei vantaggi della nuova situazione. Ben presto, però, la serena esistenza dei Creed viene sconvolta da una serie di episodi inquietanti: piccoli incidenti inspiegabili che coinvolgono i bambini, pericolosi e giganteschi camion che sfrecciano sulla superstrada proprio sotto casa Creed, incontri diabolicamente sorprendenti e, soprattutto, sogni. Sogni oscuri e terribilmente realistici che perseguitano Louis da quando ha visitato il Pet Sematary, il cimitero dove i ragazzi di Ludlow seppelliscono da sempre i loro animali domestici. Ufficialmente. Perché oltre quella radura, nascosto tra gli alberi, c’è un altro terreno di sepoltura, ben più terrificante. Un luogo carico di presagi e di richiami, spaventosi quanto irresistibili, provenienti da un altro mondo. Un luogo dove al dottor Creed toccherà una scoperta raggelante: a volte è meglio essere morti… Pet Sematary è un vero e proprio classico della letteratura horror, ispirato, parola di King, da un leggendario racconto popolare: La zampa di scimmia.

Pet Sematary – il remake diretto da Kevin Kölsch e Dennis Widmyer – è attualmente al cinema. Il film ha diviso fan e critica: c’è chi lo odia e c’è chi lo ama. Ma, secondo il mio modesto parere, il romanzo di Stephen King da cui è tratto il film mette tutti d’accordo: è una piccola perla della letteratura horror, non ai livelli di IT – inarrivabile sia per la sua enorme mole che per i temi trattati – o L’ombra dello scorpione, ma, sicuramente, una delle migliori opere del Re.

Cani, gatti e altri animali domestici sono entrati, oramai, a far parte della nostra vita, divenendo dei veri e propri membri delle nostre famiglie. Quindi, una bimba che perde il suo gatto, plausibilmente soffrirà e farebbe qualsiasi cosa per riaverlo con sé. Ma, come recita la tagline del film ripresa poi dalla splendida copertina del romanzo, a volte è meglio essere morti. E rimanerci, aggiungerei.

Stephen King tratta il tema della morte in modo sadico, crudele ma realistico. Il significato intrinseco del romanzo, alla fine, è solo uno: gli essere umani non sanno accettare l’inevitabilità della morte. Quando la morte arriva non bussa delicatamente alla porta, ma la butta già con veemenza. Non si può fermare la morte, in nessun modo.

L’essere umano, secondo Stephen King, è sempre in cerca di un modo per far ritornare in vita i morti. Pet Sematary – se letto con una diversa ottica – potrebbe tranquillamente essere un vero e proprio saggio sulla morte, secondo Stephen King, ovviamente.

Parlare di morte non è facile e il motivo è semplice: si rischia di dire cose già dette e ridette mille volte, senza conferire nessun valore aggiunto all’argomento. Eppure King, grazie alla sua abile maestria, riesce a donare alla storia una marcia in più, grazie anche ai personaggi principali del romanzo, sfaccettati e tridimensionali.

Pet Sematary è un romanzo che sconvolge – non solo per la presenza di scene parecchio dure – per la crudezza con la quale viene trattato un tema delicato come quello della morte.