• Titolo : Ratman
  • Autore: Stephen Gilbert
  • Casa editrice: Tre editori
  • Genere: Thriller/horror

Stephen Gilbert, morto nel 2010 all’età di 97 anni, ha pubblicato durante la sua vita solo cinque romanzi. Grazie alla casa editrice Tre editori, è arrivato in Italia l’unico romanzo horror scritto da Gilbert, ovvero Ratman.

Probabilmente non è un romanzo famosissimo, ma dalla suddetta opera sono stati tratti ben due film, tra cui un remake con un fantastico Crispin Glover.

La storia è talmente semplice che potrebbe risultare quasi banale, un uomo frustrato si mette a capo di un esercito di ratti per vendicarsi dei suoi nemici. Una sorta di pifferaio di Hamelin, insomma, ma con i ratti. La scrittura di Gilbert è un po’ troppo spiegona ma funzionale, è semplice e aguzza. L’autore, nonostante il romanzo non sia suddiviso in capitoli o parti (cosa che potrebbe far storcere il naso ai lettori più pignoli), riesce a tenere incollato il lettore alle pagine con semplici ma efficaci escamotage letterari. I personaggi sono tridimensionali, vivi e, soprattutto, realistici. Il signor Jones, ad esempio, viscido e avido, rappresenta il classico imprenditore che, fregandosene della salute e dei diritti dei suoi dipendenti, pensa solo ai suoi introiti e guadagni. Un personaggio quantomai attuale e, appunto, realistico. L’unico problema che ho riscontrato è stato col protagonista, Willard, con il quale ci ho messo un po’ ad entrate in empatia. Ma, Gilbert, scavando nella psiche del nostro, riesce a delineare i contorni di un personaggio sì sadico, ma che agisce per puro istinto di sopravvivenza. È un personaggio in cui ci si può facilmente rispecchiare, un agnello tra lupi affamati che però nasconde segreti che farebbero scappare via i lupi a gambe levate. Ma quei segreti non li può raccontare, aumentando così la sua frustrazione e il suo odio nei confronti di chi lo tratta come uno stupido. L’intero romanzo può essere visto come una lunghissima metafora, quantomai attuale, della società che spreme i più deboli solo per i propri interessi, trattandoli come dei ratti rognosi. Tutto torna, come una spirale terrificante fatta di soprusi e vendetta. Il finale, dal sapore dolceamaro, è pressoché perfetto, anche se un po’ scontato. Possiamo lottare quanto vogliamo, come dei topi che cercano di non cadere in trappola, ma questo, purtroppo, potrebbe non bastare per uscirne vivi.